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"Non è la specie più forte che sopravvive, e neanche la più intelligente,
ma quella che si adatta meglio al cambiamento". Charles Darwin
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Abbiamo tutti un'idea generale di cosa sia un patrimonio.

Naturalmente ognuno di noi ne ha una percezione diversa, a seconda di quanto dispone. Tuttavia il concetto è insito nella nostra natura, fa parte del codice genetico. Ma nella definizione manca, o forse è implicito, un altro concetto: la conservazione del patrimonio.

Quale che sia l'entità dei beni di cui disponiamo il principale obiettivo della nostra vita è conservare ed accrescere il nostro patrimonio, per assicurare la continuità di sé e del proprio nucleo, nel tempo. Si può pensare che la gestione di un patrimonio sia un concetto evoluto, tipico dei nostri tempi. E' un errore. Non è neanche una caratteristica prettamente umana. E' naturale.

Basti pensare al comportamento tipico di un mammifero come l'orso che, dotato dell'istinto di auto-conservazione, nonché del senso della prospettiva proprio come l'uomo, in autunno comincia a far scorta di grasso, erba, bacche, noci, frutta, radici, insetti e pesci; cerca una caverna tranquilla, la rende più confortevole con uno strato di erbe, fino a costruirsi una specie di nido per aspettare l'arrivo della bella stagione.

La scelta delle provviste non è casuale. Un istinto primordiale spinge l'orso ad approvvigionarsi solo delle materie funzionali alla sopravvivenza, attraverso la costruzione di un paniere che gli fornisca tutte le componenti di cui ha bisogno per il periodo del letargo.

Anche la ricerca del luogo più adatto in cui rifugiarsi ha finalità ben precise: deve fornire riparo dalle intemperie, protezione dai predatori e conservazione del cibo.

Se, per un qualunque motivo venisse meno la provvista di cibo, o mancasse l'equilibrio nell'approvvigionamento, la sopravvivenza potrebbe essere compromessa. Ma se si è dimostrato un buon amministratore, l'orso avrà garantito un futuro a se stesso ed al suo nucleo. 

L'uomo ha insiti gli stessi principi di conservazione e di incremento del patrimonio. Ma, a differenza dell'orso, ha dimenticato l'istinto in grado di guidarlo nell'ideale configurazione delle scelte più corrette, né riesce più a percepire l'esatto momento del volgere delle stagioni, propizie o sfavorevoli che siano. 
I condizionamenti esterni, e l'abbandono a pulsioni compulsive, hanno provocato l'insorgere di comportamenti emotivi o instabili, volta per volta dettati dalle paure della perdita o dalle frenesie dell'accumulo. Complessivamente, è venuto meno l'equilibrio.

Ciò che l'uomo può fare è cercare di correggere questa lacuna, rientrando nell'alveo della legge naturale più importante, quella dell'armonia naturale. Dovrà elaborare la strategia migliore per tutelare i propri interessi, senza indulgere in ansie immotivate o entusiasmi irrazionali. Dovrà conservare l'equilibrio nei momenti in cui un andamento sembra volgere al peggio, come nella fasi di euforia. 

Laddove l'orso cura personalmente la definizione del proprio paniere, guidato dall'istinto naturale, l'uomo ha però la possibilità di affidare o delegare questo processo a chi interpreta al meglio i segnali del clima, e conosce gli elementi che saranno necessari a garantire la continuità.

E se siete qui, è giunto il tempo di cominciare a seguire gli insegnamenti di madre natura.